
Mira è la protagonista di un racconto che ho scritto anni fa, “Celso e l’usignolo”, per un concorso di scrittura collettiva di Scuola Holden ed a cui sono ancora molto legata. Ho provato a salutarla ma non se ne vuole andare, anzi ha deciso di voler occupare parte del blog, come uno squatter, con uno spazio tutto suo: “Mira Bene”.
Mi auguro la sua presenza vi sia gradita, anche perché lei sembra trovarsi proprio …bene.
Scheletri ed auree, nell’armadio
Una volta frequentavo un corso di yoga. Mi piaceva come mi faceva sentire a fine lezione, più leggera, sollevata, un temporaneo stato di grazia che per quei 5-10′ mi rendeva la versione migliore di me stessa, prima di tornare ad essere la iena incazzosa ed abbruttita di sempre. Comunque, pur non essendo mai stata troppo edotta di filosofie orientali, yoga, wellness, parapsicologia, new age frizzi e lazzi analoghi, quell’insegnante di yoga mi ispirava fiducia, tanto da tentare la rischiosa domanda “tu riesci a vedere l’aura?”.
Sì perché non tutti gli yogi (=maestri di yoga) sono in grado di vedere l’aura ma soprattutto, una volta vista, questa racconta dettagli intimi della persona. È una domanda scomoda, come chiedere ad uno psicologo “sono pazzo?” non aspettatevi risposta. In modo analogo, chiedere di farsi raccontare l’aura è come far ammettere a qualcuno di poter sbirciare dal buco della serratura, si vedono cose che forse sarebbe meglio non vedere.
Fatto sta che lo yogi, glorificato nel proprio egocentrismo, mi rispose che sì, lui poteva vedere le aure. Ecco, a quel punto si è di fronte a delle sabbie mobili da cui sarebbe meglio stare lontani.
Sarebbe.
“E la mia com’è?” gli chiesi.
Paaaaf. Completamente sprofondata fino alla vita.
Lessi l’imbarazzo sul suo volto.
“Eh com’è…com’è…”
Paaaaf. Adesso resto fuori dalle ascelle in su.
“E’ che…è un casino”
Bluuup. La sabbia mi lambisce il mento.
“Prima vuoi una cosa, poi l’altra, poi no, ne vuoi fare un’altra ancora…”
Bluuup. Risucchiata nel pantano della mia stessa malsana curiosità.
Mi sono sempre chiesta da allora il valore effettivo dell’aura, perché per quanto mi reputassi una persona decisa e sicura delle proprie scelte, in realtà la mia aura mi stava sburgiadando alla grande.

Il re è nudo, pensai. Vediamo dove trovare degli stracci per coprirlo.
Non c’è un fondamento scientifico a sostegno dell’esistenza dell’aura ma diverse filosofie orientali che rimandano al concetto di involucro energetico che circonda il nostro corpo.
Leggo che l’aura è un campo di forze elettromagnetiche che irradia dalla nostra persona e che abbiamo – sapendolo fare – la capacità di rafforzarla e affinarla e che di fatto proietta la nostra vera natura nel mondo. A questo punto davvero arrossisco al pensiero di chi mi vede l’aura a mia insaputa, senza il mio permesso.
Ma non c’è un GDPR per l’aura? Magari il primo sensitivo che passa vede una gruviera di energie e pensa che davvero ho l’aura confusa, che sono una persona incasinata, deboluccia, niente a che vedere con la rassicurante immagine che a fatica la mia autostima occidentalizzata ha costruito negli anni.
Adesso capisco il motivo dei miei fallimenti, non è colpa mia, ho l’aura confusa.
Insomma, nonostante gli sforzi di auto-convincimento e miglioramento del sé, c’è sempre un ritratto di Dorian Gray da dover tenere nascosto alla vista della pubblica piazza.
Oltre agli scheletri, nell’armadio, fate un po’ di posto anche per l’aura.