Ho deciso di non partecipare al concorso per blog del Liebster blog Award.
Liebster cheee?
La stessa cosa che ho pensato io quando Silvia del blog Con un po’ di Margarita mi ha nominato tra gli 11 blog che segue. Mi sono documentata sul Liebster Blog Award e nonostante mi faccia immensamente piacere il plauso di un altro blogger, grazie, grazie davvero, molte grazie, ma anche no.
Ringrazio Silvia soprattutto per il fatto di seguire Stranded ma per un’avversione ancestrale alle catene di Sant’Antonio (perchè questa del Liebster blog award di fatto la ricorda in tutto e per tutto) non riesco proprio a continuare la sequela di nomination e discorsi di accettazione di cui si auto-alimenta questo concorso per blogger generato dalla rete (come ogni catena che si rispetti non si sa chi sia il primo motore immobile che l’ha innescata).
L’obiettivo del Liebster blog Award è dichiaratamente di far conoscere i blog all’interno della rete, con un tam tam di post di nomination del concorso e domande a cui rispondere, e altre domande da porre ad altri blogger.
Proprio ora mentre ne scrivo sento un principio di orticaria, lo stesso che avevo da bambina quando ricevevo le letterine che promettevano amore e fortuna se avessi re-inviato altrettanto ad altrettante amichette, pena la sfiga reiterata fino alla maggiore età, oppure gli sms a Natale e Capodanno con la filastrocca sconcia da reinviare ai contatti dalla A alla Z pena l’astinenza sessuale a vita…
Perdonate il mio cinismo (?), la mia apparente asocialità ma dei blog che mi piacciono farò quando mi va un blogroll nella barra laterale, le cose che mi va di raccontare di me le troverete nei post di questo blog, più o meno esplicite, più o meno nascoste ma non dichiarate come le generalità ad un esame. Per far conoscere Stranded conto sulle nozioni basilari di seo acquisite sul campo e negli anni, di contenuti che spero siano interessanti, di un passaparola fuori concorso tra altri blogger, del buzz sui social media e della mia indiscutibile diplomazia, capacità di farmi voler bene e savoir-faire mediatico.
Con tutto questo, grazie ancora a Silvia, spero che continuerai a leggermi.