E sì che ero partita con cose importanti come “Lo Zen nell’arte della scrittura. Libera il genio creativo che è in te” i consigli di scrittura di Ray Bradbury, uno dei miei autori contemporanei preferiti, cercando di ispirarmi ai grandi e poi sono caduta sulla saggezza popolare, sui consigli da nonna o da amica del cuore, insomma degne dell’almanacco di frate Indovino.
Una notte mi svegliai ancora confusa in uno stato di dormiveglia, quando il confine tra sogno e realtà è davvero labile e a fatica realizzi di trovarti da una parte e non dall’altra, l’illuminazione (se così si può chiamarla) di avere un taccuino sotto mano su cui appuntare il sogno da cui mi ero appena risvegliata. Niente di così eclatante, nessuna epifania notturna degna di essere salvata e rivelata al mondo ma un semplice stato alterato della realtà che poteva essere interessante salvare dall’oblio della conscia ragione.
Forse succede anche a voi di dimenticare i sogni notturni appena svegli, o ricordarne solo delle parti, in maniera sommaria e superficiale ma quello che mi infastidisce è sentire quella che io chiamo “la mancanza del ricordo”, ossia io so di aver sognato qualcosa e di volerlo ricordare ma non ci riesco, e quella sorta di amnesia, di mancanza percepita, di vuoto da colmare, mi fa iniziare la giornata incompleta e lascia per il resto del tempo una sensazione di irrisolto. Qualcuno tra di voi soffre la mancanza del ricordo?

Il fatto poi di riuscire a connettere i puntini e tirare fuori da quegli appunti sparsi qualcosa di buono, è tutta un’altra storia ancora. Sì perché quello che per tutti è il subconscio, per gli scrittori o aspiranti tali è la Musa, così insegna Bradbury che ci esorta ad attingere al patrimonio subconscio di ciascuno di noi per farci guidare nella composizione letteraria. Bene, come faccio a riconoscere la parte onirica del subconscio se al risveglio quasi non ricordo chi sono?
Ecco che da qualche tempo è spuntato un taccuino sul mio comodino, un piccolo zibaldone di pensieri notturni da cui farsi impensierire ma anche ispirare, pagine solcate da una grafia che, come i sogni che annota, la mattina stenti a riconoscere. Una trovata seconda solo alla scoperta dell’acqua calda, lo ammetto, come quella di tenere un diario segreto ma forse sono in larga compagnia, che dite?
