Lo voglio, subito

Veruka salt spoilt girl CC -Choclate-Factory-1024x575Qualche giorno fa ero al supermercato per fare la spesa settimanale, consapevole di trovarmi in realtà in quello che ormai vedo come microcosmo della società contemporanea. Pensiamo di essere lì per fare acquisti senza accorgerci che tra banchi di frutta e confezioni di surgelati ci confrontiamo con diversi aspetti della nostra esistenza, passati dallo stadio ancestrale a quello ben più calmierato dei nostri giorni dai reparti frigo: la ricerca di cibo (una volta cacciavamo, ora riempiamo il carrello), la lotta per la supremazia (la corsa alla cassa), la resistenza allo stress (file sempre troppo lunghe e troppe casse chiuse), l’abbordaggio (una volta era la clava in testa, ora è “ma lei la sogliola alla mugnaia come la cucina?”) l’incongruenza della realtà (prodotti pubblicizzati in sconto e al reparto a prezzo pieno) ecc…

In coda alla cassa dietro di me c’è un bambino di 5-6 anni con un uomo, non credo sia il padre perché il bambino lo chiama per nome, “Luigi (usando un nome fittizio nella remota possibilità che il tipo legga questo post) hai visto questo? Cos’è questo?” indicando una lavagnetta magnetica su cui si attaccano i magneti che il supermercato regala con tot. punti spesa. Il patrigno (da ora in poi, tanto credo che lo sia) spiega in modo grossolano e subito spara con il leggi-spesa la lavagna posizionandola in cima al carrello. “Ma no, questi voglio” lo incalza il bambino mentre Luigi replica “eh ma qui ci metti i magneti” sapendo che quelli non poteva comprarli placando il refrain del bambino che nel frattempo aveva descritto con estrema cura di dettagli (quanti se ne possano trovare in una barbabietola) e toccato uno ad uno tutti i magneti in esposizione.

Arriva il mio turno di spesa, la cassiera fa il conto e, guarda un po’, ho diritto ad un magnete della collezione. Non avendo nipoti sottomano e intenerita (sì, avete letto bene) dal refrain del bambino-magnete, mi rivolgo verso Luigi dicendogli “Lo vuole lei per il bambino?” mi risponde “Ehh, non aspettava altro” e così dicendo mi prende il pacchetto dalle mani mentre il piccolo sta già valicando il carrello per afferrarlo. Mi giro e prendo la busta della spesa con tale imbarazzo tanto da uscire dal supermercato con il cestello degli acquisti. Mi vergogno io della maleducazione altrui, rischiando di passare per quella che si vuole portare a casa il cestello trolley, il massimo dello squallore.

Non sarebbe stato il caso di dire “Grazie” per una gentilezza inaspettata? Anche solo per forma, far capire al bambino che non si può dare tutto per scontato e quel magnete era una fortuna di cui dover riconoscere l’eccezionalità. Se il bambino è catturato dalla sorpresa, come è giusto che sia, devi essere tu, Luigi, adulto dietro il carrello, maschio alfa (?) del branco a far capire al cucciolo l’importanza della gratitudine. Un magnete oggi, un magnete domani, l’effetto Veruca Salt è dietro l’angolo. Qualcuno storcerà il naso di fronte al fatto che non sono madre e nonostante ciò dispenso (non richiesti) consigli genitoriali ma non per forza uno deve farsi in vena per capire che l’eroina porta ad una rovinosa dipendenza. Paragone figli-eroina (non voluto) a parte, sarei curiosa di sapere il vostro parere.

educazione infantile

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