Il mondo prima e una nuova routine

Photo by Lisa Fotios from Pexels

“Il mondo prima” è una canzone d’amore dei Tre allegri ragazzi morti che mi è sempre piaciuta (si trova nell’album “La seconda rivoluzione sessuale” del 2007) ma da un po’ associo questa frase alla metafora (nemmeno troppo velata) delle nostre vite pre-pandemia. Intendiamoci, l’amore raccontato dai TARM non ha niente di sdolcinato ma piuttosto di romantico e decadente, al limite del melanconico, per cui trovo anche un implicito collegamento con quello che abbiamo vissuto da quel famigerato paziente 0.

Dalla pandemia ho imparato che abbiamo bisogno di routine per sentirci sicuri e centrati. I cambiamenti che abbiamo affrontato negli ultimi anni ci hanno messo davanti ad una realtà a cui non eravamo preparati. La routine, per quanto disdegnata come sinonimo di noia, in realtà è pilastro della nostra identità: sappiamo chi siamo in base a quello che facciamo ripetutamente, azioni in cui possiamo riconoscerci ogni giorno.

Il carico di stress che abbiamo subito avuto durante la pandemia è stato senza precedenti, ed anche se lo stress è ormai riconosciuto come uno dei mali del secolo, comprende diversi elementi: è un concetto composito, mentre nella percezione comune lo utilizziamo allo stesso modo per descrivere più stati d’animo diversi.

Tendiamo a raggruppare sotto l’ombrello “stress” stati d’animo differenti come disperazione, ansia, stanchezza, tristezza, rabbia, irritabilità…tutti sentimenti che compongono lo stress ma che quando sono riconosciuti vengono affrontati meglio e nello specifico. Se analizziamo e suddividiamo lo stress in parti, potremmo affrontarlo in ogni suo aspetto.

L’incertezza prolungata della pandemia, lockdown, post lockdown, zone gialle, poi rosse poi niente allerta, poi di nuovo allerta ecc… è stato un fattore inusuale, non si tratta del “solito” disastro dove c’è: un avvertimento, una pianificazione, l’evento disastroso ed il post evento.

Questa “sospensione” ci ha fatto provare un ambiguo senso di perdita in cui le cose sono perse ma al contempo sono ancora lì e questo ci impedisce di elaborare il lutto, la perdita, il distacco definitivo che aiuta ad andare avanti.

Come combattere lo stress? Come recuperare il senso di sé con il collasso delle nostre certezze? Non andiamo più in ufficio o a fare colazione al bar come nel mondo prima, non abbiamo più rituali in cui riconoscerci.

Il lavoro da casa riunisce tutti i nostri ruoli in un unico spazio, si perde il senso di comunità che si ha dal posto di lavoro lavorando da casa per cui è necessario stabilire dei confini con partners e colleghi perché i ruoli sono collassati gli uni sugli altri e non si percepisce più la dimensione di ciascuno.

Non c’è più la ritualità del cambio d’abito, la preparazione della borsa da ufficio o per l’università, per la palestra, la piscina, il weekend lungo ecc…Tutti questi sono markers, dei segnalatori che danno senso all’esperienza.

Creando delle routine che diano sicurezza, dei nuovi rituali che stabiliscano i confini, tutto questo ci darà concretezza e stabilità nel mondo dopo.

Era bello vedere che il verde ritorna e che si svegliano i ghiri
Era bello sapere che dopo l’inverno la voglia ritorna anche a te
Era bello sapere che solo d’estate come gli insetti sui fiori
Era bello vedere i capelli bruciare e cambiare colore
Era bello vederti nuotare, andare in fondo per poi risalire
Era bello star svegli la notte e tutto il giorno dormire
Il mondo prima che arrivassi te

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.