C’è una memoria fisica del corpo, un linguaggio non verbale che esiste a prescindere dalla nostra volontà. E’ quello che non riesco a parlare perché sono incapace di capirlo e mi stupisco quando esso stesso parla al posto mio. Se il corpo è facile da allenare, il cervello oppone resistenza. Gli addominali non possono non contrarsi, per quanto a fatica e con sacrificio ma il movimento si compie. Il bicipite non nega la sua flessione, pompando il sangue e lo sforzo, il quadricipite ed il polpaccio non si sottraggono alla corsa anche se il fiato è corto. Il cervello no.
Il cervello si allena a quello che gli pare e quando gli pare, scavalcando anche i muscoli coinvolti sulla scena principale. C’è una certezza del corpo che il cervello a volte vuole ignorare, affermando la sua visione che non è reale, non è fisica ma è solo mentale. Il cervello racconta e conosce una storia che il corpo disconosce: dal racconto di sé come essere incapace e limitato alla prova fisica del contrario. Come due complici di un misfatto interrogati separatamente danno due versioni differenti dell’accaduto così è tra “l’alto” ed il “basso” del nostro essere.
Se anche il cervello non è propriamente un muscolo vero è che lo si può allenare a comportarsi in un certo modo, a vedere la realtà e percepire le situazioni secondo una prospettiva. Non è un addestramento facile né dai risultati eccellenti, meno che mai immediati, ma un addestramento che si può intraprendere. Se c’è un muro che il vostro cervello pensa non possiate mai scavalcare sarà così anche se la vostra gamba è già dall’altra parte di esso. Perché?
Perché siamo carne e sangue e paura. Paura di noi stessi prima di tutto, paura di quello che siamo se riusciamo ma soprattutto se falliamo. Ci hanno insegnato a non sbagliare mai e la paura di farlo dice al nostro cervello che “no, non ne siamo capaci”. Anche con la gamba a cavallo del muro.
[Disclaimer: per la parte del racconto visivo si ringrazia di esistere il film “Ufficiale e gentiluomo” con Richard Gere e l’indimenticabile sequenza di “Walk the wall Seeger!”]