
Eccoci qui, vi posto il primo dei racconti di Soul Kitchen da quando ho cambiato la grafica del blog, in realtà è l’ottavo della “serie” ma con la nuova grafica è come se fosse un nuovo inizio (non trovate?)
A proposito, vi piace questa nuova grafica? Fatemi sapere che ne pensate, come sempre anche del racconto e dell’interpretazione.
Buona lettura e buon ascolto ❤
“Everyday I write the book” Elvis Costello.
“Ma morde? Hai visto che denti?”
Giulio appiccicato al vetro del grande bancone di pescheria si trovava davanti ad una cosa strana, mai vista in vita sua e difficile da catalogare nel mondo che aveva conosciuto, nella realtà e nelle fiabe. Le squame iridate avevano macchie di colore giallo ed arancione, come i segni che i componenti di una tribù si disegnano sul viso, qui risplendevano sulle guance dell’orata incastonata nel ghiaccio del banco frigo.
“Tre, quattro, cinque, sei…Sei, gliene ho contato sei mamma”
“Ma cosa dici Giulio…”
“Sei denti di sopra mamma”
Sara guardava sul telefono se c’erano messaggi di Marco ma nemmeno l’ombra, si lasciava portare dal meccanismo delle giornate tutte uguali: sveglia, colazione per Giulio, scuola, lavoro, doposcuola, spesa e cena per lei, Giulio e il marito. Contare i denti di un’orata da 5 kili era un esercizio ormai lontano dalla sua fantasia.
E così dicendo prese il cartoccio di sogliola confezionato senza accorgersi che tra Giulio e l’orata era ormai sorta un’amicizia. Giulio le faceva boccacce dall’altra parte del vetro e lei rispondeva con sguardo fisso e denti in vista, muta come un pesce.
“Andiamo dai, che dobbiamo preparare la cena per te e per papà. Ancora non mi ha detto a che ora arriva stasera.”
“Brrrrruuu”. Giulio si staccò dal bancone congedando l’orata con un verso di commiato. Un’orata così grossa avrebbe potuto cavalcarla sott’acqua, alla scoperta del regno dei coralli gialli mentre il pesce martello li inseguiva. “Più forte, più forte” avrebbe urlato Giulio nell’orecchio che non c’era della sua amica orata.
Mentre la cassiera batteva in cassa gli articoli della spesa, Sara controllava il telefono nella casella messaggi, poi nelle app di chat ma nulla, nessuna notifica da parte di Marco.
Non sapere quando e come l’avrebbe visto la mandava su tutte le furie, lei era un stratega dell’organizzazione e non tollerava certe mancanze di professionalità. Tipicamente amatoriali pensava, domandandosi perché ancora andasse avanti con lui.
“Vieni Giulio, dai in macchina”
Nel tragitto verso casa Giulio fu insolitamente silenzioso, perso nel suo viaggio sott’acqua a cavallo della sua fida orata. Entrato in salotto si lanciò sul divano, simulando un’immersione con tanto di bolle di respirazione che gli uscivano dalla bocca al suono di “smack, smack, smack”
Sara si tolse il cappotto e portò la spesa in cucina. Il telefono nella borsa non dava aggiornamenti sulle sorti della serata. Pensò fosse meglio dedicarsi alla sogliola di Giulio, un po’ per quell’amore materno, Un po’ per scaricarsi la coscienza dal fatto di aver fatto un torto alla loro famiglia. Un torto ben più grande di quanto una sogliola potesse in realtà compensare.
Dal telefono arrivò la suoneria di una notifica. Sara lasciò la sogliola in padella per cercare impaziente il telefono in borsa. “Amore scusa, arrivo tra un’oretta o giù di lì”.
Un sospiro e Sara si diresse a girare la sogliola in padella.
Ora aveva il quadro completo per completare la sua organizzazione serale. In un’ora il marito sarebbe rientrato mentre quel dilettante di Marco ormai non si sarebbe fatto vivo e il loro incontro sarebbe sfumato.
“Vieni Giulio, la cena è pronta”
Giulio salì in un superficie direttamente dal mondo dei coralli
“E papà?”
“Papà arriva dopo amore, intanto tu mangia. Hai visto? Ti ho fatto la sogliola da grandi”
Giulio sistemandosi sulla sedia con il cuscino rialzato strizzò l’occhio all’amica sogliola. Ormai erano una grande famiglia marina.
“E tu non mangi mamma?”
“No amore, la mamma ha perso l’appetito.” Disse Sara spostandosi verso il lavello con aria sconsolata.
“Dai mamma, vedrai che tornerà da te…”
“Giulio, chi amore? “
“L’appetito mamma, l’appetito”