
Smarrimento e sgomento sarebbero gli hashtag per descrivere le sensazioni di quando il Macbook Apple, con cui vivo e lavoro ormai da anni, mi ha chiuso il sipario davanti agli occhi, senza preavviso. Ho avuto paura di scomparire, da un momento all’altro.
Fino ad un attimo prima ero in controllo della mia vita: avevo ricordi, passato, presente, la progettualità di un futuro, c’erano colori, suoni, musiche del cuore. D’improvviso solo buio, silenzio e la voce che mi si strozza in gola, come se mi fosse sparita. Mi sono vista cancellare, a colpi di gomma morbida su uno schizzo a matita, uno dopo l’altro. Mi sono sentita piccola ed indifesa, atterrita dal timore di non recuperare i dati di una vita, la mia vita.
Dopo svariati tentativi di rianimare il paziente cerco un punto assistenza dove trovare aiuto. Un magone profondo mi attanagliava il respiro in attesa di arrivare a destinazione.
“Malissimo” mi accoglie il ragazzo dell’assistenza alla mia spiegazione dell’accaduto.
Malissimo è “l’orrore” del Kurtz Conradiano, Malissimo è l’impronunciabile, quello che nessuno vuole pensare possa accadere, malissimo è quel sipario chiuso che non si riaprirà. Un colpo di gomma mi cancella i piedi.
“Proviamo” mi dice lui con flemma diplomatica. Osserva il computer di lato e con un piccolo perno, di quelli che si usano per estrarre la sim dagli smartphone, prova a fare un reset della batteria.
“Niente” è la sua risposta.
Ora spariscono le gambe, fino al ginocchio sotto un altro colpo di gomma. La batteria non da segni di vita, un po’ come me che in quel momento mi aggrappo al bancone alto del negozio, come un naufrago al corrimano di un battello in mezzo alla mareggiata.
Il ragazzo prova svitando le viti che tengono montata la scocca e guarda i circuiti della batteria, ci aggancia degli elettrodi, come si fa con la batteria dell’auto, come un defibrillatore con un cuore che ha smesso di battere…O almeno credo, non sono lucidissima in quel momento, aggrappata al corrimano mentre la tempesta cerca di portarmi via. È buio in pieno giorno, sotto un filare di luci al neon e non ho coraggio di guardare quella che comincia a sembrare una carcassa, dove fino a poco fa c’era vita e connettività ora è deserto.
Sento che sto per scomparire quando un suono, IL suono mi riporta a galla: è il riavvio del Macbook che con la sua fanfara mi restituisce il soffio vitale. “Dai forse ce la facciamo” intona il mio salvatore. Non è ancora detta l’ultima parola ma si può tornare a sperare. Lo schermo riappare, la richiesta di password, è tutto ancora lì. Congelato al momento dell’impatto, come ibernato, l’orologio si è resettato e segna una data e un tempo irreali, quelli della mia – temporanea – cancellazione.

Ancora qualche passaggio per ritornare alla normalità, alla vita, agli affetti, ai ricordi, alla connessione vitale. Tutto è tornato al suo posto, io ho di nuovo dei piedi su cui poggiare e camminare. Il regalo che mi ha permesso di connettermi con il mondo in tutto questo tempo è tornato da me. Quel solitario di cui vi avevo raccontato ormai 7 anni fa, continua a brillare.
Per il bene di tutti voi, nella mia esperienza di naufraga sento di dovervi dare questa raccomandazione:
non provate MAI E POI MAI ad inserire il cavo caricabatterie dell’iPhone dalla parte dello smartphone nella presa USB del Macbook Apple, nemmeno avvicinarlo, quel tanto che basta per fare contatto e rendervi conto che lo state infilando dalla parte sbagliata. Sarebbe già troppo tardi.
Fatelo diventare il vostro mantra, il nuovo “mai incrociare i flussi” del dott. Egon Spengler. A meno che non vogliate sentirvi cancellare, a poco a poco, come uno schizzo a matita.

È successo anche a voi di rischiare di perdere tutti i dati del pc o dello smartphone? O addirittura di perderli….I ricordi di una vita, i dati che servono ogni giorno per vivere sia on che offline?
Come vi siete sentiti? Anche voi naufraghi nella tempesta?