E’ qualche giorno che sto usando Spotify, concentrandomi sulle funzionalità dello streaming in relazione anche alla condivisione e le funzioni social che il sito ha integrato. Insomma dopo averne parlato prima del lancio in Italia, dopo in relazione all’aggancio con il festival di Sanremo finalmente è arrivato il contenuto delle mie personali impressioni, quindi totalmente user generated.
Posso dire che la funzione di condivisione di un sito di musica streaming online è quella che mi interessa di meno? Forse vengo tacciata di asocialità ma seppure il mondo stia sempre più socializzando in rete, su politica, economia, informazione e spettacolo, lasciatami fare quella che semel in anno licet asocializzare.
Detto da una che ha fatto la radio per tanti anni, è appassionata e scrive di musica, ed ha la playlist facile può sembrare un controsenso ma la vedo molto come un invito a cena: ora, non è che perchè una sera ho il piacere di invitarti a cena voglio renderti partecipe tutte le volte di cosa mangio a pranzo, cena, colazione, spuntino, brunch, attacco di fame, vuoto esistenziale, spaghettata di mezzanotte ecc…
Questa è un’impressione del tutto personale, ma quello che cerco in un sito di musica in streaming è la possibilità di ascoltare i brani che già conosco e restare stupita da suggerimenti interessanti che mi fanno conoscere musica nuova, coerenti con uno stile o genere musicale, scoprire nuovi artisti per affinità stilistiche con altri o di gusto, meno che mai mi interessa far sapere agli altri cosa sto ascoltando in questo momento, in maniera sistematica come è di default su Spotify. Ok, la funzione di condivisione si può disabilitare ed è stata la prima cosa che ho fatto, ma a giudicare dalla barra sulla destra di Spotify tutti i miei contatti Facebook mi inondano con i loro ascolti musicali, quindi parrebbe che la privacy dell’ascolto è una cosa che in pochi condividono (per restare in tema).
La vedo come una cosa quasi privata, non da nascondere ma da condividere selettivamente, non in maniera automatica come è di default, e anche adesso che ho il browser aperto e vedo gli ascolti dei miei contatti, mi fa l’effetto di sbirciare dal buco della serratura.
Ciò nonostante quello che mi piace di Spotify è ovviamente l’ampiezza del catalogo (quasi 20 milioni di canzoni) aggiornatissimo, e la velocità di streaming ottima, nessuna incertezza di buffering. Ed a dirla tutta, dopo qualche giorno che lo uso, soprattutto in modalità radio, ho beccato pochissima pubblicità, ho avuto fortuna? Di base mi ricorda il Finetune che usavo anni fa, certo la qualità è ampia e c’è la possibilità di usarlo anche offline, cosa che ancora non ho appurato visto che è disponibile nella versione a pagamento, mentre sto usando quella gratuita.
Inoltra la portabilità su device porta lo streaming online ad un altro livello ma la sensazione di fondo che ho avuto è stata quella di quando ho comprato la prima – ed unica – maglietta dell’Hard Rock Cafè di Londra.
Been there, done it, bought the t-shirt.
Confido nelle sezioni Follow e Discover che dovrebbero arrivare nei prossimi mesi, che in definitiva somigliano People e Trending del nuovo Myspace, forse venuto fuori in un momento in cui, almeno in Italia, ci si apprestava a mettere troppa carne al fuoco (Sanremo, Spotify…) su un esiguo barbecue musicale.
P.S. è comunque mentre scrivevo questo post stavo ascoltando Jack White
Foto | Scrapbook